FAQS
Maggiori informazioni sulla donazione di sangue
Numerosi studi infatti, hanno dimostrato che il carattere gratuito delle donazioni – e quindi la rinuncia da parte dei donatori a incentivi materiali – è un fattore di sicurezza fondamentale.
Se il Medico Responsabile della raccolta ravvisa motivi di carattere sanitario che possono compromettere la salute dell’aspirante donatore, o mettere in pericolo chi riceve la donazione, non autorizza la donazione.
La riproduzione del sangue obbedisce, infatti, come la rigenerazione di tutti gli altri tessuti, ai meccanismi biologici deputati al controllo della crescita.
Non vi è quindi il pericolo che l’aumento numerico delle cellule del sangue continui indefinitamente obbligando il donatore a donare sangue per tutta la vita.
– maggiore programmazione della raccolta del sangue
– possibile “conversione” dalla donazione tradizionale di sangue intero a quella differenziata mediante aferesi
– gestione anche delle situazioni di urgenze – emergenze
– di effettuare educazione sanitaria e promozione della salute
La donazione in aferesi presenta un duplice vantaggio:
- per il malato trasfuso: permette di ottenere da un singolo donatore un quantitativo del singolo emocomponente pari a quello che si otterrebbe dalla lavorazione di più sacche di sangue intero;
- per il donatore: è possibile personalizzare la donazione tenendo conto dei parametri fisici ed ematologici di ogni donatore.
Il volume del prelievo di sangue intero è stabilito dal D.M. 3/3/2005 (allegato 1) ed è uguale a 450 millilitri, più o meno il 10%. Tale quantitativo è stato determinato in modo da garantire, contemporaneamente, sia un’adeguata preparazione degli emocomponenti (concentrati di globuli rossi, piastrine, unità di plasma) sia l’assenza di complicanze per il donatore.All’atto della raccolta viene prelevato un ulteriore campione non superiore a 30 ml per i controlli sierologici previsti dalla legge.
Sì, se non si hanno complicanze del diabete, e il diabete è ben controllato con la dieta o farmaci per via orale, si può di donare.
Se invece si deve assumere insulina per il controllo del diabete, si è sospesi definitivamente
L’eccessivo dolore e lo stato di malessere, oltre ad una perdita mestruale molto abbondante, sono condizioni che possono controindicare la donazione.
È preferibile che la donazione venga effettuata a metà ciclo, perché in questo modo si hanno valori attendibili dell’emoglobina.
La Gran Bretagna è stata di gran lunga il Paese più colpito al mondo dalla BSE, registrando chiaramente anche il numero più elevato di casi di vCJD. Ricerche hanno mostrato che il rischio di contagio era ai massimi livelli tra il 1980 e il 1996.
Poiché non esistono test standard per evidenziare gli agenti patogeni della vCJD nel sangue e il periodo di incubazione (tempo che intercorre tra il contagio e l’insorgenza della malattia) non è noto, è possibile una trasmissione tramite sangue o emoprodotti. È stata quindi decisa come misura precauzionale l’esclusione, appunto per escludere tutti i rischi ipotizzabili.
Il donatore che viaggia in questi paesi potrebbe quindi dover essere sospeso. Per questo è necessario comunicare al medico donatore tutti i viaggi effettuati nei mesi precedenti la donazione.
A garantire la sicurezza ci sono il questionario e il colloquio con il medico, che hanno anche la funzione di individuare soggetti che hanno avuto comportamenti a rischio, e le analisi post donazione, senza i cui risultati la sacca non può essere utilizzata. Anche il fatto che la donazione è anonima e non remunerata è una garanzia di sicurezza, perché evita che qualcuno possa andare a donare per motivi che potrebbero far nascondere comportamenti a rischio.
Una volta effettuata la donazione il personale del servizio trasfusionale o dell’unità di raccolta dovranno fornirgli un attestato di avvenuta donazione che poi dovrà essere consegnato al datore di lavoro.
Per gli aspiranti donatori, lavoratori dipendenti, che verranno ritenuti non idonei alla donazione, il permesso retribuito coprirà solo il tempo necessario all’accertamento dell’idoneità e alle relative procedure. La non idoneità alla donazione è certificata dal medico del servizio trasfusionale o dell’unità di raccolta e la certificazione andrà consegnata al datore di lavoro.