FAQ

FAQS

Maggiori informazioni sulla donazione di sangue

La donazione non è una procedura pericolosa e il colloquio con il medico minimizza la possibilità che donino persone a rischio di eventi avversi.
L’assunzione di farmaci di per sé non preclude la donazione. Alcune terapie però non sono compatibili con la procedura e possono portare a una sospensione temporanea, bisogna quindi segnalare sempre al medico selezionatore i farmaci assunti per una valutazione.
No, è possibile fare una colazione leggera se si dona di mattina, l’importante è non assumere latte o derivati.
La donazione in Italia è anonima, e non è possibile “indirizzare” il sangue donato, sia per motivi etici sia, anche in questo caso, per garantire la sicurezza. Le terapie che richiedono trasfusioni o emoderivati fanno parte dei Livelli essenziali di assistenza (LEA), e devono pertanto essere garantiti.
La donazione in Italia, sia di sangue che di plasma, non è remunerata. Oltre agli aspetti etici, questa scelta è una ulteriore garanzia di sicurezza per i pazienti che ricevono il sangue o gli emoderivati, perché evita che chi va a donare nasconda al medico eventuali fattori di rischio.

Numerosi studi infatti, hanno dimostrato che il carattere gratuito delle donazioni – e quindi la rinuncia da parte dei donatori a incentivi materiali – è un fattore di sicurezza fondamentale.

Dopo l’identificazione e la compilazione di un questionario, il donatore avrà un colloquio riservato con un medico in cui poter discutere anche dell’eventuale esistenza di controindicazioni alla donazione e ricevere tutti i chiarimenti necessari. Il medico, dopo aver raccolto l’anamnesi, cioè le notizie relative allo stato psicofisico e comportamentale del donatore, valuta l’idoneità alla donazione anche mediante misurazione della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca. Viene determinato il valore dell’emoglobina o mediante la puntura del polpastrello di un dito (digitopuntura) o mediante prelievo di sangue, per assicurarsi che la donazione di sangue venga effettuata soltanto da chi dispone di valori di emoglobina indicati dalla normativa di riferimento. Dopo la verifica di idoneità, e previa sottoscrizione da parte del donatore del consenso informato, si procede con il prelievo al donatore che nel frattempo è stato fatto distendere su un apposito poltrona-lettino. Viene apposto un laccio emostatico su un braccio e viene inserito l’ago in una vena, previa accurata disinfezione della cute. Il sangue defluisce spontaneamente fino a riempire una sacca di raccolta in cui sono già contenuti un liquido anticoagulante e altre sostanze utili alla conservazione ottimale del sangue. Contestualmente alla donazione, vengono riempite alcune provette per l’esecuzione degli esami previsti dalla legge. Al termine della donazione, il donatore viene invitato a rimanere disteso per qualche minuto, quindi riceve congruo ristoro comprendente l’assunzione di liquidi in quantità adeguata. Al donatore vengono fornite anche indicazioni sul comportamento da tenere post-donazione.
Una componente importante della selezione del donatore è l’identificazione di persone che hanno un maggior rischio di trasmissione di infezioni trasmesse con il sangue. Al fine di salvaguardare la sicurezza trasfusionale è necessario che queste persone non donino il proprio sangue. Tali verifiche sono previste dai requisiti normativi. Talora la selezione può sembrare un processo lungo ed invadente, ma è assolutamente necessario per salvaguardare la sicurezza trasfusionale. Si è notato che talora le persone non si rendono conto che alcuni comportamenti sono rischiosi per la propria salute e tendono a sottovalutarli. Altre volte alcuni fattori di rischio sono stati dimenticati e occorre riportarli alla memoria.
Non tutti gli aspiranti donatori di sangue risultano idonei alla donazione.
Se il Medico Responsabile della raccolta ravvisa motivi di carattere sanitario che possono compromettere la salute dell’aspirante donatore, o mettere in pericolo chi riceve la donazione, non autorizza la donazione.
Il donatore di sangue e di emocomponenti deve essere adeguatamente valutato prima di ogni donazione, a tutela della salute del donatore stesso e a protezione della salute e sicurezza dei pazienti riceventi (art. 5 DM 2 novembre 2015).
Che il donatore è conscio, informato e acconsente a quanto proposto perché ha avuto l’opportunità di porre tutte le domande che desiderava alle quali ha ricevuto risposte chiare e comprensibili.
Dopo la donazione di sangue, questo si riproduce fino a raggiungere i livelli normali.

La riproduzione del sangue obbedisce, infatti, come la rigenerazione di tutti gli altri tessuti, ai meccanismi biologici deputati al controllo della crescita.

Non vi è quindi il pericolo che l’aumento numerico delle cellule del sangue continui indefinitamente obbligando il donatore a donare sangue per tutta la vita.

Perché l’obiettivo primario e fondamentale è la SICUREZZA. L’attività di AVIS è finalizzata a promuovere una donazione “sicura” del sangue e a rispondere efficacemente alle esigenze dei bisogni mirati e quindi programmati dei Servizi Trasfusionali, in funzione dell’obiettivo della “sicurezza”. L’AVIS annovera tra le proprie file solo donatori periodici cioè donatori che ad intervalli regolari si recano presso le strutture trasfusionali per donare il loro sangue. A differenza dei donatori occasionali i donatori periodici sono molto controllati dal punto di vista medico, vengono costantemente sottoposti ad un’accurata visita e ad attenti controlli sul loro sangue e poiché la loro scelta di donare è libera, non condizionata da altri fattori come quelli emozionali, risultano molto più affidabili dei donatori occasionali. I donatori Avis sono inoltre anonimi, volontari non retribuiti, responsabili. Il ricorso ai donatori periodici consente inoltre:
– maggiore programmazione della raccolta del sangue
– possibile “conversione” dalla donazione tradizionale di sangue intero a quella differenziata mediante aferesi
– gestione anche delle situazioni di urgenze – emergenze
– di effettuare educazione sanitaria e promozione della salute
Il numero massimo di donazioni di sangue intero nell’anno non deve essere superiore a 4 per l’uomo e per la donna non in età fertile. Per la donna in età fertile sono possibili 2 donazioni all’anno. Sempre, in ogni caso, l’intervallo tra due donazioni di sangue intero non deve essere inferiore a 90 giorni.
In un’unica sacca di sangue donata vengono raccolte tutte le componenti del sangue: plasma, globuli rossi, globuli bianchi e piastrine.
La donazione in aferesi consente di prelevare al donatore un solo componente del sangue (es. plasma, con la procedura della plasmaferesi) o di due componenti del sangue (donazione multicomponente: es. le combinazioni di plasma-piastrine; 
globuli rossi-plasma; globuli rossi – piastrine).

La donazione in aferesi presenta un duplice vantaggio:

  • per il malato trasfuso: permette di ottenere da un singolo donatore un quantitativo del singolo emocomponente pari a quello che si otterrebbe dalla lavorazione di più sacche di sangue intero;
  • per il donatore: è possibile personalizzare la donazione tenendo conto dei parametri fisici ed ematologici di ogni donatore.
Assolutamente no. Il materiale impiegato per effettuare la donazione è sterile e monouso (cioè viene usato una sola volta per il singolo donatore).

Il volume del prelievo di sangue intero è stabilito dal D.M. 3/3/2005 (allegato 1) ed è uguale a 450 millilitri, più o meno il 10%. Tale quantitativo è stato determinato in modo da garantire, contemporaneamente, sia un’adeguata preparazione degli emocomponenti (concentrati di globuli rossi, piastrine, unità di plasma) sia l’assenza di complicanze per il donatore.All’atto della raccolta viene prelevato un ulteriore campione non superiore a 30 ml per i controlli sierologici previsti dalla legge.

In caso di influenza raccomandiamo di aspettare a donare sangue almeno due settimane dopo la scomparsa dei sintomi.

Sì, se  non si hanno complicanze del diabete,  e il diabete è ben controllato con la dieta o farmaci per via orale, si può di donare.

Se invece si deve assumere  insulina per il controllo del diabete,  si è  sospesi definitivamente

Si è sospesi temporaneamente dalla donazione soltanto se il tatuaggio/piercing è stato effettuato negli ultimi 4 mesi precedenti la donazione.
Non è formalmente prevista una sospensione dalla donazione di sangue intero durante la fase mestruale. Tuttavia, anche se le perdite mensili di modesta entità non rappresentano un ostacolo, è preferibile cautelativamente valutare singolarmente caso per caso, in funzione dei parametri ematologici e dello stato di salute della donatrice.

L’eccessivo dolore e lo stato di malessere, oltre ad una perdita mestruale molto abbondante, sono condizioni che possono controindicare la donazione.

È preferibile che la donazione venga effettuata a metà ciclo, perché in questo modo si hanno valori attendibili dell’emoglobina.

No, devono essere trascorsi 6 mesi dalla data del parto per poter donare.
Sono esclusi temporaneamente dalla donazione coloro che nei 4 mesi precedenti la donazione hanno avuto comportamenti sessuali a rischio ivi inclusi rapporti eterosessuali/omosessuali/bisessuali con partner occasionale. Per qualsiasi dubbio o per ricevere informazioni su quali siano i comportanti a rischio è possibile fare riferimento al medico responsabile della selezione del donatore.
Nel 1996 in Gran Bretagna è stata documentata per la prima volta una trasmissione della cosiddetta malattia da prioni (infezione da prioni) da animali all’uomo. Questa nuova patologia è stata denominata nell’uomo variante della malattia di Creutzfeldt-Jakob (vCJD) ed è nota negli animali soprattutto con il nome di «mucca pazza» (BSE).

La Gran Bretagna è stata di gran lunga il Paese più colpito al mondo dalla BSE, registrando chiaramente anche il numero più elevato di casi di vCJD. Ricerche hanno mostrato che il rischio di contagio era ai massimi livelli tra il 1980 e il 1996.

Poiché non esistono test standard per evidenziare gli agenti patogeni della vCJD nel sangue e il periodo di incubazione (tempo che intercorre tra il contagio e l’insorgenza della malattia) non è noto, è possibile una trasmissione tramite sangue o emoprodotti. È stata quindi decisa come misura precauzionale l’esclusione, appunto per escludere tutti i rischi ipotizzabili.

 

In alcuni paesi ci sono malattie endemiche che si trasmettono attraverso il sangue, come la malaria. Consulta la pagina paesi del mondo del sito Simti.
Il donatore che viaggia in questi paesi potrebbe quindi dover essere sospeso. Per questo è necessario comunicare al medico donatore tutti i viaggi effettuati nei mesi precedenti la donazione.
Il personale medico avrà bisogno di sapere che farmaco stai utilizzando, quindi portalo con te. Il medico farà con te una chiacchierata sui farmaci ma nella stragrande maggioranza dei casi i tranquillanti, presi occasionalmente non impediscono di donare il sangue. La decisione comunque verrà presa dal medico durante la visita.
Sì, da oltre dieci anni non si hanno notizie di infezioni trasmesse tramite trasfusione.
A garantire la sicurezza ci sono il questionario e il colloquio con il medico, che hanno anche la funzione di individuare soggetti che hanno avuto comportamenti a rischio, e le analisi post donazione, senza i cui risultati la sacca non può essere utilizzata. Anche il fatto che la donazione è anonima e non remunerata è una garanzia di sicurezza, perché evita che qualcuno possa andare a donare per motivi che potrebbero far nascondere comportamenti a rischio.
Il donatore di sangue, lavoratore dipendente, ha diritto ad ottenere un permesso di lavoro per l’intera giornata in cui effettua la donazione, conservando la normale retribuzione per l’intera giornata lavorativa (art8, legge219/2005).
Una volta effettuata la donazione il personale del servizio trasfusionale o dell’unità di raccolta dovranno fornirgli un attestato di avvenuta donazione che poi dovrà essere consegnato al datore di lavoro.
Per gli aspiranti donatori, lavoratori dipendenti, che verranno ritenuti non idonei alla donazione, il permesso retribuito coprirà solo il tempo necessario all’accertamento dell’idoneità e alle relative procedure. La non idoneità alla donazione è certificata dal medico del servizio trasfusionale o dell’unità di raccolta e la certificazione andrà consegnata al datore di lavoro.

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